Sul treno rosso del Bernina

Arriviamo a Tirano il sabato di Pasqua, in treno da Milano (il viaggio dura poco meno di 3 ore). Abbiamo scelto di alloggiare all’Hotel Stelvio, a due passi dal lungofiume (Adda) e dal centro storico della cittadina. Dopo aver pranzato alla Vineria (bellissima l’atmosfera della piccola corte), ci rechiamo immediatamente al Museo Etnografico che si trova nella piccola frazione di Madonna di Tirano nei pressi del famoso Santuario.

Qui sono visibili alcune testimonianze delle attività contadine e della vita domestica, con alcune ricostruzioni piuttosto fedeli di una cucina e di una camera da letto.

Trovandoci in zona (la frazione di Madonna dista circa 1.5 km dal nostro hotel), decidiamo di visitare quel pomeriggio anche il Santuario, dove nel 1504 c’è stata l’apparizione della Madonna.

La giornata di Pasqua è tutta dedicata al treno rosso del Bernina e a Sankt Moritz. La linea, patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO, parte proprio da Tirano – e tra l’altro attraversa la Piazza del Santuario e, per diversi km, procede lungo i binari dislocati sulla strada fianco a fianco alle auto che sfrecciavano a poca distanza – ad un’altitudine di 429 m s.l.m. Il punto più alto si trova invece a 2253 m s.l.m. mentre la nostra destinazione finale, Sankt Moritz, a 1823.

I paesaggi che si incontrano lungo il tragitto, dunque, sono molto variegati, da Tirano si inizia a salire fino alla località di Brusio, dove incontra il famoso viadotto elicoidale, con una pendenza del 7%, poi si prosegue verso il lago di Poschiavo, a quasi 1000 metri di altitudine, si continua a salire raggiungendo Alp Grum, a circa 2090 metri s.l.m., raggiungendo poco dopo un grande lago artificiale, il Lago Bianco, ghiacciato al momento della nostra visita. La fermata successiva è Ospizio Bernina, il punto più alto toccato dal Bernina Express. Neve ovunque.

Dopo aver superato Morteratsch si arriva a Pontresina e pochi minuti dopo a Sankt Moritz. Si tratta di una cittadina tipicamente svizzera, con un centro storico pieno di hotel e strutture ricettive per turisti. Per raggiungere il centro e la zona pedonale occorre camminare un po’, ma ne vale la pena: la vista sul lago e sulle montagne circostanti è davvero impagabile.

Qualche consiglio sul viaggio sul Bernina Express: in periodi affollati o coincidenti con ponti e festività è bene prenotare il treno con largo anticipo, almeno qualche settimana prima, facendo attenzione a scegliere la carrozza panoramica se si vuole godere di una vista migliore. Qui però i finestrini non si possono abbassare, mentre sulle carrozze ‘normali’ dei treni regionali, ciò è quasi sempre possibile (talvolta, però, i finestrini risultano bloccati). Per via dei riflessi, dunque, nelle carrozze panoramiche è complicato scattare fotografie, soprattutto in una bella giornata di sole.

Inoltre, se nella carrozza panoramica il posto è assegnato, ciò non è vero nelle altre carrozze, dove vale il detto ‘chi prima arriva prima alloggia’. E non provate ad occupare i posti delle carrozze panoramiche, perché i capotreni passano di frequente.

La mattina successiva, prima della partenza, visitiamo ancora Tirano e dopo una lunga passeggiata sul lungofiume e nei vicoli dell’incantevole centro storico, la tappa successiva è Palazzo Salis. Non dimenticate di ritirare l’audioguida, inclusa nel biglietto, validissima per comprendere al meglio ciò che ci si accinge a visitare. Particolarissima è la sala con il soffitto ligneo policromo, così come la sala della meraviglia, i cui affreschi raffigurano le 8 meraviglie. Curioso è l’accesso privato alla piccola Chiesa di San Carlo Borromeo, con un balcone ad uso esclusivo che permetteva ai Conti Salis di assistere alle funzioni religiose senza doversi unire alla gente comune.

Incantevole e davvero suggestivo è il Saloncello, con il suo magnifico soffitto affrescato e una perfezione prospettica che regala l’illusione ottica di una volta altissima, in appena 70 cm di altezza.

L’esterno ospita un giardino all’italiana tenuto benissimo, con alcune rarità per le zone alpine del nord Italia e alcune piante più comuni, tipiche dei giardini del 1700: bossi, tassi, mirti, lillà e diversi sempreverdi.