Slow tour in Cornovaglia

Una settimana in Devon e Cornovaglia, nel sud est dell’Inghilterra, tra incantevoli spiagge e la tipica campagna inglese

Quest’anno io e il mio ragazzo abbiamo deciso di organizzare un viaggio un po’ fuori dagli schemi. Abbiamo optato per una settimana in Devon e Cornovaglia, due regioni che non conosciamo affatto se non per i paesaggi descritti magistralmente da Agatha Christie. Abbiamo scelto di viaggiare in treno, un po’ per motivi economici e un po’ perché ci spaventava l’idea di guidare a sinistra, ma soprattutto per goderci appieno il viaggio, realizzando uno slow tour a tutti gli effetti.

Raggiunta Bristol (il volo era più economico rispetto a Londra e inoltre Bristol è molto più vicina alla parte sud ovest dell’Inghilterra), prendiamo il bus per Bristol Temple Meads e, da lì, il treno diretto a Exeter, la prima tappa del nostro viaggio in Devon. Piccola chicca: alla stazione di Bristol ci imbattiamo in due simpatiche statue di Gromit (il cagnolino di Wallace&Gromit), piazzate lì insieme ad altre 78 sculture in giro per la città, per celebrare la Aardman, casa produttrice del cartoon ed originaria proprio di Bristol.

Exeter è una cittadina universitaria a misura d’uomo, davvero bella e vivibile. In poco più di mezz’ora si riesce a percorrerla tutta, attraversando i quartieri centrali della città, ovvero la zona della Cattedrale, il quartiere di High Street (pieno zeppo di negozi), la zona del Castello (peccato che sia chiuso e non visitabile) e il quartiere ovest della città. Iniziamo il nostro tour con una breve tappa al Guildhall, il Municipio della città, visitando la sala consigliare dove i membri del Consiglio si riuniscono tutt’oggi. Poi ci dirigiamo subito verso la Cattedrale gotica di Exeter, davvero magnifica. La visita costa 6 sterline e ne vale proprio la pena. Sono previste visite guidate gratuite, ma noi preferiamo girare per conto nostro, basandoci sul tour illustrato dettagliatamente nell’opuscolo che ci consegnano alla biglietteria. Imperdibile il trono del Vescovo, alto ben 18 metri, all’interno del Coro della Cattedrale: per realizzarlo non sono state usati né viti né chiodi, ma soltanto pioli di legno.

Decidiamo che è giunta l’ora di pranzo e ci fermiamo al mitico Ship Inn, il pub frequentato da Sir Francis Drake. Con meno di 20 sterline riusciamo a bere e mangiare a volontà. Prima di tornare in hotel per il meritato riposo pomeridiano (dopotutto siamo in piedi dalle 5 del mattino), ci incamminiamo verso St Nicholas Priory, un’abbazia di monaci benedettini costruita tra il 1086 e il 1100 da William il conquistatore. Enrico VIII nel 1536 decise di smantellare il monastero per riuscire ad impadronirsi delle ricchezze accumulate dai monaci, così parte della struttura venne distrutta e ne rimase solo un’ala.

L’abbazia diventò un museo nel 1916 e, attualmente, nelle diverse sale dell’edificio, ci sono delle ricostruzioni molto accurate di una cucina, una camera da letto e una sala da pranzo. Al piano di sopra troviamo delle riproduzioni di giochi da tavola dei tempi dei Tudor e un’ampia selezione di vestiti dell’epoca, indossabili dai visitatori per calarsi meglio nella magia del luogo. Ne provo un paio e naturalmente è il caso di scattare una foto ricordo!

La mattina dopo ci rechiamo in stazione (a 5 minuti a piedi dal nostro hotel, il Number Twelve) e partiamo alla volta di Totnes. Qui visitiamo il castello, di cui in realtà non rimane poi molto. Il biglietto di ingresso costa 3.60£, ma li vale tutti, se non altro per il bel panorama con vista dall’alto sulla città e su tutta l’area circostante. Dopo una breve visita alla città (purtroppo è domenica, i negozi sono chiusi e c’è poca gente in giro), ci fermiamo a pranzo al Bistro 67, in Fore Street, dove spendendo poco più di 17£ ordiniamo un piatto unico (crepe vegetariana ai funghi e arrosto di pollo con verdure) e un dolce (pancake con sciroppo d’acero). Ci rimettiamo in cammino e ci dirigiamo verso la St Mary Church, a pochi passi dal Guildhall. E’ una Chiesa molto antica, fondata nel 1400 dai monaci benedettini.

Totnes in realtà non ci entusiasma più di tanto e così decidiamo, con un po’ di anticipo rispetto al programma, di prendere nuovamente il treno e tornare a Exeter. Il biglietto Off peak andata e ritorno consente di viaggiare su qualsiasi treno nell’arco della giornata indicata sul biglietto, tranne che nelle ore di punta (“peak”, generalmente la mattina intorno alle 8, l’orario più affollato per via dei pendolari e dei lavoratori). Il biglietto Advance, invece, consente di risparmiare qualche sterlina prenotando con qualche giorno di anticipo, ma si può viaggiare soltanto sul treno e all’orario indicati al momento della prenotazione. Quindi, è bene fare attenzione quando si acquistano i biglietti in anticipo, cosa che comunque consigliamo se non altro per evitare perdite di tempo alla stazione e risparmiare un po’.

Tornati a Exeter, dopo aver visitato il Royal Albert Memorial Museum, eletto nel 2012 museo dell’anno, ci incamminiamo verso il Quayside, la zona compresa tra le mura della città e il fiume Exe. Lungo la banchina ci sono pub, negozi (soprattutto vintage, antiquariato e artigianato locale) e alcuni edifici storici, come la Custom House (un tempo dogana) e la Quay House Visitor Centre, adibita a punto informativo sulla storia dell’area. Il fiume pullula di anatre, cigni e gabbiani e assistiamo ad una scena davvero divertente: un paio di persone, sulla riva opposta, stanno lanciando pezzi di cibo in direzione dei volatili che fanno di tutto per poter accaparrarsi l’ambito boccone! Qui è possibile affittare un pedalò (6 sterline per mezz’ora oppure 10 per un’ora) oppure prendere parte a mini crociere organizzate. C’è perfino una piattaforma mobile che, al costo di 30 penny a persona, consente di andare velocemente da un punto all’altro della riva senza dover necessariamente attraversare il ponte

Per la cena optiamo per un pub vicino al nostro hotel, Urban Burger in Queen Street. Da segnalare il buonissimo pudding al gusto toffee con gelato alla vaniglia.

Il giorno dopo prendiamo il treno per Looe, iniziando così la nostra esplorazione della Cornovaglia. Purtroppo ci capita un piccolo inconveniente: i treni inglesi sono solitamente molto puntuali, fin troppo anzi, ma questa volta, per un ritardo di appena 10 minuti alla stazione di Exeter, perdiamo la coincidenza per Looe e siamo costretti ad attendere a Liskeard il treno successivo, in partenza dopo poco meno di un’ora. Il centro di Liskeard dista quasi 1.5 km dalla stazione, ci concediamo una passeggiata in città, ma dobbiamo subito tornare indietro per non rischiare di perdere anche quel treno. In ogni caso, se avete deciso di noleggiare un’auto vi consigliamo ugualmente di andare in treno a Looe. La strada tra Liskeard e Looe è incantevole: i binari attraversano la Looe Valley, una vera e propria foresta, un paradiso per gli amanti del bird watching.

Finalmente, poco prima delle 13, riusciamo ad arrivare a destinazione. La città è divisa in due parti da un fiume e un unico ponte le mette in collegamento: se avete poco tempo a disposizione vi consigliamo vivamente di visitare East Looe, piuttosto che West Looe. Nella parte orientale, infatti, ci sono negozi, ristoranti, pub, gelaterie e meravigliose spiagge. Percorriamo una ripida salita e giunti alla sommità ci aspetta un fantastico belvedere con vista sulla spiaggia di Looe. Per noi non è esattamente il clima ideale per un bel bagno (c’è vento, pur essendoci il sole, e la temperatura non supera i 24-25 gradi), ma una decina di persone, intrepide e coraggiose, hanno deciso di sfidare le onde e entrare in acqua. Ci fermiamo al ristorante Kelly’s, dove mangiamo il piatto più tipico da queste parti, il fish & chips. Trovandoci in un villaggio di pescatori, del resto, era quasi una scelta obbligata! Il tempo passa in fretta e siamo costretti a prendere nuovamente il treno per tornare a Exeter prima dell’ora di cena.

E’ la nostra ultima sera a Exeter e per cena decidiamo di tornare al Chaucer’s, un pub che ci aveva colpito favorevolmente per gli ambienti e l’ottimo cibo.

La mattina successiva partiamo alla volta di St Ives, in Cornovaglia, nella zona orientale del sud dell’Inghilterra. Il viaggio dura circa tre ore. Qui alloggeremo per tre notti al bed & breakfast The Hollies, vicinissimo alla stazione ferroviaria di St Ives e ad appena 10 minuti a piedi dal centro della città. Già dal treno ci accorgiamo che il paesaggio è completamente diverso da quanto visto fino a quel momento: basti pensare che qua e là ci sono persino delle palme! St Ives è il classico paese di mare che, purtroppo, inizia a risentire del turismo di massa. La zona del molo (Wharf Road) è molto bella e curata, piena di negozi, ristoranti ma anche gallerie d’arte e negozi di artigianato locale.

Per cena, stranamente, molti dei locali sono già tutti pieni e ne visitiamo quattro o cinque prima di riuscirne a trovare uno libero: è il Balcony, un pub con una grande vetrata con vista sul mare, davvero spettacolare. Qui mangiamo un ottimo fish burger e un BBQ chicken per la modica cifra di 16 sterline in due. Scopriamo che, anche a St Ives così come a Looe, i gabbiani sono ritenuti molto pericolosi per i locali e i turisti. Se a Looe un ambiguo cartello avvertiva di non dar da mangiare ai gabbiani, in quanto “vicious”, a St Ives addirittura si avvertono i turisti della pericolosità di questi volatili che potrebbero rubare il cibo dalle mani di ignari turisti!

La mattina dopo partiamo alla volta di Truro, la capitale della Cornovaglia. Visitiamo il Royal Cornwall Museum, al costo di 5 sterline a testa, e qui apprendiamo che la Cornovaglia è una delle zone più povere del Regno Unito, gli stipendi sono del 21% inferiori rispetto alle altre zone del Paese e il turismo è senz’altro una delle carte vincenti per l’area, ma anche una costante minaccia, per via dell’erosione del suolo, la perdita di biodiversità e tutti i rischi connessi alla sovrappopolazione durante l’alta stagione (il 60% in più rispetto alla popolazione residente).

Visitiamo la Cattedrale della città che, sorprendentemente, è Vittoriana, essendo stata completata nel 1910, ma in puro stile Gotico. Dopo pranzo facciamo un giro nella parte più turistica della città, ci concediamo una visita da Marks & Spencer, una sorta di supermercato, negozio di abbigliamento e oggettistica per la casa, molto famoso in tutto il Regno Unito e poi prendiamo il treno di ritorno per St Ives. Qui ceniamo al Lifeboat Inn, uno dei locali più frequentati di tutto il molo. Il giorno dopo non è prevista nessuna escursione, quindi ne approfittiamo per riposarci un po’. Andiamo a dare un’occhiata al Farmer’s market all’interno del Guildhall, un mercato coperto dove i commercianti espongono la loro merce: marmellate, miele, salumi, cibo indiano, frutta e verdura, l’immancabile tè inglese, focacce e tanto altro.

Visitiamo il museo di St Ives (2 sterline a testa) e qui, attraverso ritagli di giornali e fotografie d’epoca, veniamo a conoscenza del disastro petrolifero del 1967, occorso tra l’isola di Scilly e Land’s End, una catastrofe i cui segni sono in parte ancora visibili. Nel 1996, invece, una violenta tempesta si è abbattuta sulla città causando allagamenti e danni piuttosto ingenti a case e negozi.

Oggi piove e quindi rinunciamo alla gita in barca che avevano ipotizzato di fare. Dopotutto ci siamo già goduti il sole il giorno del nostro arrivo. E’ l’ultima sera a St Ives, la mattina seguente partiremo per Bristol visto che il nostro aereo di ritorno parte molto presto. Per cena ci fermiamo al Rum & Crub, un locale moderno con una bella atmosfera e buoni piatti a base di pesce e granchio.

Bristol, dove arriviamo intorno alle due del pomeriggio, ce la godiamo molto poco: piove a dirotto per tutto il tempo e quindi riusciamo a vedere davvero poco. Ci facciamo un giro al St Nicholas Marker, un mercato coperto aperto tutti i giorni dalle 10 alle 17, dove trovare di tutto, un po’ come a Camden Town a Londra. Visitiamo la Cattedrale anche se, vista l’ora, parte dell’edificio è già chiusa, tra cui i chiostri e il giardino, e così riusciamo a vedere solo la Chiesa e parte del coro. Facciamo una passeggiata lungo l’Harbourside, la zona che costeggia il fiume, ma è una vera delusione. Non è valorizzato come il Quayside di Exteter e intorno c’è ben poco da fare.

Tutto sommato, a parte l’ultimo giorno, la settimana in Devon e Cornovaglia è andata molto bene. Viaggiare in treno ci ha permesso di risparmiare molto e soprattutto di goderci i meravigliosi panorami, che, in auto, non avremmo di certo visto. Con un po’ di pianificazione, insomma, è più che fattibile visitare il sud dell’Inghilterra in treno (ed eventualmente anche in bus). Proprio a St Ives, secondo noi un ottimo punto di partenza per visitare la Cornovaglia, ci sono pullman che quotidianamente partono per le zone più interessanti, tra cui l’Isola di Scilly (questa raggiungibile in barca o in aereo), il St Michael Mount e altri villaggi molto pittoreschi come Mousehole, Land’s End e Fowey. Eh sì, c’è davvero ancora tanto da vedere!